L’ormai non più recente GDPR (il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali) ha costretto le grandi aziende che vivono della raccolta, elaborazione e vendita di dati personali a rivedere il proprio modello di business.
Se l’utente ha diritto di vietare la raccolta, la profilazione e la rivendita dei suoi dati (pena sanzioni colossali), come possono fare le aziende non solo a sostenere gli ingenti costi, ma anche a fare profitto?
È semplice!
Il messaggio ora è: o mi paghi il servizio con un cannone di abbonamento, oppure mi paghi con i tuoi dati, lasciandoti profilare e lasciandomeli vendere!
Da qui la formula commerciale ‘Pay or consent’ (paga, oppure dai il consenso – qui le nuove condizioni di Metà per i cittadini europei).
Quante persone saranno disposte a dare 10€ al mese a Facebook e a tutti gli altri servizi e social network che utilizzano quotidianamente …?
Ci siamo abituati a pagare quella cifra per avere accesso a Sky, Netflix ed ai quotidiani online perché ci ricordiamo che il biglietto del cinema ed il quotidiano in edicola avevano un costo.
Non siamo invece abituati a pagare per raccontare i fatti nostri e quelli degli altri, perché lo abbiamo storicamente sempre fatto gratis.
Tuttavia i server, la connettività, l’energia, il software e la manutenzione hanno un costo, e le multinazionali vogliono (anzi, devono) fare utili, e tanti, anche.